La Commissione Europea ha avviato nei confronti dell'Italia la procedura di infrazione per il decreto “Norme in materia di indicazioni obbligatorie nell’etichetta dell’olio vergine ed extravergine” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale N.243 del 18 ottobre ed entrato in vigore il 17 gennaio 2008.
Il decreto prevede l’obbligo di indicare in etichetta non solo il paese di imbottigliamento dell’olio ma anche il paese o i paesi da cui provengono le olive.
Senza tale decreto è possibile far passare per italiano un olio imbottigliato in Italia ma ottenuto con olive provenienti da altri paesi.
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali on. Paolo De Castro si dice assolutamente convinto della bontà delle decisioni italiane in materia di indicazione obbligatoria in etichetta del paese di provenienza delle olive. Il tema dell’origine è centrale per la tutela del prodotto come del consumatore, e l’Italia continuerà a battersi per vedere affermato questo principio in sede internazionale.
De Castro annuncia che nelle prossime settimane verrà avviato un confronto serrato con la Commissione Europea per fornire tutte le informazioni a sostegno delle scelte adottate dall’Italia sull’etichettatura. Delle integrazioni al dossier dimostreranno come, in assenza di etichettatura, si determini un oggettivo danno al consumatore, privato nelle sue scelte di una completa ed esaustiva informazione.
Per Antonio Barile, presidente regionale della Cia Puglia (la Puglia è la regione con la maggior produzione di olio in Italia), la messa in mora della Commissione Europea contro l'obbligo, imposto dall'Italia, di indicare l'origine in etichetta per l'olio di oliva è una decisione assurda ed inaudita.
Da anni si conducono battaglie contro l’agropirateria, le truffe e le contraffazioni messe in campo nel settore dell'olio di oliva. Il decreto italiano spingeva proprio verso una maggiore trasparenza. Non si può accettare che l'olio extracomunitario venga immesso, attraverso il transito in alcuni paesi comunitari, sul mercato comune e venduto come italiano a pressi più bassi.
Sempre secondo Antonio Barile, il procedimento di infrazione sulla etichettatura impedisce la trasparenza e non fa che agevolare le lobby che contrastano gli interessi generali dei cittadini consumatori. La posizione assunta dalla Commissione Europea tenderebbe solo a tutelare gli interessi delle multinazionali dell’olio. Tutto ciò è in contrasto con la tutela del prodotto e con la garanzia di qualità dell'olio di oliva italiano.
Per Paolo Bruni, presidente di Fedagri-Confcooperative, l'indicazione dell'origine delle materie prime in etichetta resta un parametro fondamentale per trasmettere ai consumatori non solo la certezza di un prodotto di qualità ma anche uno dei valori della cultura della trasparenza. Non si deve abbassare la guardia, e si dovrebbero spingere le imprese a puntare sull'indicazione volontaria in etichetta del paese di provenienza delle olive.
Confagricoltura punta il dito sul modo in cui è stato portato avanti il decreto. Lo scontro è stato frontale. La questione dell’etichettatura andava affrontata a Bruxelles prima di prendere decisioni nostrane. Confagricoltura aveva già segnalato il rischio di incorrere in una nuova procedura d’infrazione da parte della Ue, e ci ha visto bene. Confagricoltura da tempo insiste sulla necessità di una forte azione politica a livello comunitario per la modifica del regolamento sulle norme di commercializzazione ed etichettatura degli oli d’oliva.