Spesso c’è molta confusione quando ci si trova a dover scegliere un olio.

Imparare a leggere l’etichetta è l’unico metodo che ha il consumatore per non incappare in frodi, acquistando oli di dubbia provenienza e soprattutto di dubbia qualità.

Le norme che regolano e certificano la qualità dell’olio extravergine sono entrate in vigore nel 1992 con il Regolamento CEE n. 2081, in cui venivano definiti marchi di qualità DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta), STG (Specialità Tradizionale Garantita) per promuovere e tutelare i prodotti agroalimentari, ricorda l’ingegnere Mauro Altomare, titolare del Frantoio Oleario Caputo Ignazio a Molfetta.

Per quanto riguarda l’olio, la tutela del prodotto è affidata alla certificazione DOP.

L’agricoltura biologica, oggi sempre più diffusa, rappresenta un ulteriore elemento a garanzia della qualità dei prodotti.

«Per potersi definire biologico – continua Altomare –  l’olio extravergine d’oliva deve rispettare specifici e rigidi parametri di provenienza, raccolta, trasporto, stoccaggio in frantoio, molitura, gramolatura, estrazione, separazione, filtrazione, conservazione, confezionamento ed etichettatura».

Dunque, conclude, il marchio di qualità è la sola garanzia per il consumatore.